venerdì 22 giugno 2012

Ristrutturazioni scomode: YSL diventa SL


Il restyling, si sa, è un’arte difficile. E la resistenza al cambiamento è forse una delle forze più difficili da vincere. Tuttavia certi cambiamenti, certi restyling appunto, mi lasciano alquanto perplessa. Così quando, prima una semplice voce di corridoio poi notizia certa e confermata dal Women's Wear Daily, ho letto dei cambiamenti di Hedi Slimane al marchio Yves Saint Laurent, non ho potuto fare a meno di pormi un unico interrogativo: Perché ? (Ndp -note del puparuolo- la suddetta domanda va posta ad alta voce, con un tono enfatico e drammatico, aprendo le braccia e roteando con consumata abilità gli occhi al cielo)
La decisione è questa: dalla prossima collezione autunno/inverno 2012-2013 il marchio nato dal genio dell’enfant prodige algerino non si chiamerà più Yves Saint Laurent, bensì Saint Laurent Paris, un omaggio secondo Slimane al nome originario del pret-a-porter della maison, Saint Laurent Rive Gauche. Tuttavia il nome dell’azienda resta lo stesso, così come il monogramma YSL inventato nel 1961. Da qui mi ripongo un unico interrogativo: Perché? (Ndp idem come sopra).
Sì perchè davvero non lo capisco. Che senso ha smontare un nome e un marchio che possiede un heritage di tutto rispetto e, soprattutto, così intimamente legato al suo fondatore, quell’Yves che a quanto pare infastidisce così tanto il nuovo direttore creativo della maison? Davvero una Y mancante può fare la differenza?
Concordo di sicuro con il tweet buttato lì da Paola Bottelli, un tentativo di enfatizzare l’aspetto più parisienne del marchio per allettare la voglia degli asiatici di comprare moda francese, tuttavia le recenti cronache ci insegnano che l’eredità del passato è forse la risorsa più preziosa per un’azienda di moda. Due esempi su tutti: Della Valle che rilancia il marchio Schiapparelli (e ci fa ruotare tutto intorno una serie di mostre e celebrazioni DECISAMENTE CASUALI) e Marzotto and friends con il marchio Vionnet, da start-up ad azienda di tutto rispetto nel panorama del lusso e dell’eleganza. Due esempi di come l’imprenditoria possa far leva su valori come la tradizione e l’eredità del passato e soprattutto guadagnarci (sono anche esempi di come il puparuolo sappia scrivere benissimo anche di fashion business, proprio qui).
I dati poi sembrano confermare tale ipotesi, con un aumento del fatturato del 32,3%, grazie soprattutto allo slancio nei nuovi mercati; tuttavia briciole in confronto a Gucci e Bottega Veneta, luxury brand della Ppr, la conglomerata francese cui fa parte il marchio Yves Saint Laurent, che insieme garantiscono il 60% dei ricavi . Un confronto davvero stridente. Da qui probabilmente l’urgenza di rinnovarsi e di incrementare l’appeal sui nuovi consumatori, poco inclini alla storia della moda e molto influenzabili da una politica di marchio rafforzata.
E in tutto questo, c’è il placido benestare di Pierre Bergè, partner commerciale e nella vita del compianto Yves, che sembra appoggiare ogni decisione del nuovo direttore artistico, da iniziali indigeste, a presentazioni di collezioni blindatissime e solo per buyer, alla scelta di spostare lo studio creativo da Parigi a Los Angeles, dove vive lo stilista… magari Slimane soffre il clima bizzoso parigino, chi lo sa.
Per me, tuttavia, quella Y non è una iniziale trascurabile, rappresenta un mondo, uno stile e una creatività che ha fatto la storia del costume occidentale e ha fornito, a tutti coloro che sognano di fare moda, la cosa più importante: un maestro.
Perché se c’è qualcuno che ha mostrato come arte e moda possano essere realmente collegate, questo è lui.

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Yves Saint Laurent autunno/inverno 1965-1966

E se abbiano imparato il fascino di un rigoroso smoking che avvolge un corpo femminile, molto più cerebrale e interessante di una nudità ostentata, è sempre grazie a lui.

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Yves Saint Laurent tuxedo 1966


Infine se ci siamo lasciate tentare dall’irrefrenabile voglia di un tè nel deserto, avvolte nella nostra sahariana d’ordinanza, dobbiamo prendercela con lui (e con le sue origini algerine, of course)

Yves Saint Laurent sahariana 1969



Probabilmente sarà per questo che quella Y mancante a me non va proprio giù.

3 commenti:

  1. mi sono posta le tue stesse domande. Perchè????

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    1. Hai anche roteato gli occhi enfaticamente?:P saranno stranezze da fashion system non so... intanto è un azzardo, con una tradizione così legata al suo ideatore e poi con l'azienda che resta con lo stesso nome, il monogramma che resta lo stesso... il rischio è che si possa creare confusione nel consumatore. O forse Slimane vuole cambiarlo in HSL, chi lo sa.

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  2. Ma vestiti da uomo? Eheheehh scherzo mi sono unito al tuo blog per vedere se riesco a vestirmi un po' meglio, magari mi puoi consigliare su un cappello perché quello che ho in foto è a dir poco orrendo.
    Ho 4 blog se vuoi passare sarai la ben venuta ciao!

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